Premessa. Sono il primo che in contesti anche universitari difende il ruolo delle forze dell'ordine e si dissocia dalla sempre più inflazionata sigla A.C.A.B. Perché odio le generalizzazioni e perché credo nel valore della sicurezza, si parli di Black Block o attacchi terroristici.
Detto questo, ci tengo a dire la mia sugli episodi di questo pomeriggio a Bologna, nei pressi della blindatissima Montagnola dove Renzi stava chiudendo la festa dell'Unità. Il presidente del Consiglio era accerchiato da studenti ma non solo. Anche professori, precari e non, dei Cobas, che mestoli alla mano intonavano Bella Ciao. Manifestazioni legittime per contrastare la Buona scuola renziana. Non voglio minimamente entrare nel merito della riforma, né tantomeno di questo governo. Il diritto che è stato violato oggi va al di là di ogni questione politica del caso. L'abuso del potere e degli strumenti del mestiere di poliziotto sono delitti più che per la persona fisica cui viene recato il danno, per la libertà e per gli ideali più nobili della nostra carta costituente.
Sono vicino ai miei colleghi studenti che protestano ma non posso non rivolgere un pensiero a tutti quei poliziotti che il proprio lavoro lo svolgono in maniera corretta, con grande impegno, e devono ogni volta vedere insultata tutta la categoria cui appartengono.
Renzi si è dimenticato troppo presto quel "contatto con la gente", quella "continua consultazione con i giovani" che andava tanto professando... era tanto difficile scendere da quel palco e dare l'occasione a quegli studenti di esprimersi verbalmente anziché a calci per difendersi da manganelli e scudi?
Insomma, tra protesta e colpi in testa, si è sprecata l'ennesima occasione di confronto tra i diretti interessati di un sistema che con la riforma in laboratorio ne uscirebbe fortemente modificato. Le cose non si fanno da soli Presidente e soprattutto, insegnanti e studenti più di chiunque altro andrebbero interpellati.